martedì, Ottobre 7, 2025
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La sfida del Vino Bianco Toscano parte dall’Enoteca Italiana Siena

Un nuovo progetto nasce a Siena, nella sede di Enoteca Italiana Siena, con l’obiettivo di definire le caratteristiche di un grande vino bianco capace di rappresentare la Toscana interna. Un territorio che da sempre primeggia per i suoi rossi, ma che oggi guarda con interesse crescente alle potenzialità dei bianchi, grazie alla collaborazione tra ricerca scientifica, consorzi e associazioni di settore.

L’iniziativa, promossa da Accademia Italiana della Vite e del Vino, Donne del Vino della Toscana e AIS Toscana, ha riunito attorno a un tavolo esperti del settore, produttori e sommelier, pronti a confrontarsi sulle prospettive offerte dai vitigni autoctoni. Il gruppo di lavoro, che ha scelto come punto di riferimento la sede dell’Enoteca Italiana Siena guidata da Elena D’Aquanno, lavorerà fianco a fianco con il Consorzio Vino Toscana per individuare varietà e tecniche produttive in grado di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più orientato verso i bianchi.

Le sfide non mancano, soprattutto in un contesto segnato dalle tensioni sui mercati internazionali e dalla crescente attenzione ai cambiamenti climatici. I numeri, del resto, parlano chiaro: la Toscana è la seconda regione italiana per l’export vinicolo negli Stati Uniti, con il 37% delle esportazioni per un valore di 400 milioni di euro nel 2024. Tuttavia, la produzione regionale resta dominata dal rosso, mentre le richieste internazionali vanno in una direzione diversa.

“È il bianco la risposta al futuro e in una terra di grandi rossi come la Toscana interna possiamo giocarci la partita producendo un grande vino di riferimento per i consumatori internazionali”, ha introdotto Donatella Cinelli Colombini, delegata delle Donne del Vino della Toscana. “Se al Nord è stata fisiologica una crescita delle coltivazioni dei bianchi, al centro si è assistito a una contrazione, ma l’unico vitigno tra i bianchi autoctoni a resistere è stato il Trebbiano che è sì il quinto vitigno più coltivato in Italia, ma in Toscana ha delle varianti autoctone che potrebbero essere prese in considerazione“, conclude Donatella Cinelli Colombini ricordando le varianti di Brucanico nel senese, Bobiano a Lucca, Albano ad Arezzo, Biancone a Cortona.

L’attenzione verso nuove opportunità produttive si lega anche all’evoluzione dei consumi e alla necessità di valorizzare i vitigni locali meno conosciuti. “Gli studiosi di viticoltura e gli agronomi come me – ha affermato Gennaro Giliberti dirigente direzione Agricoltura e sviluppo rurale della Regione Toscana intervenuto sul tema “La Toscana viticola che non ti aspetti” – “sanno bene che i grandi territori del vini rossi, come la Toscana centrale, generalmente producono anche grandi vini bianchi, mentre non sempre è vero il contrario: in una regione che declina le proprie eccellenze vitivinicole (e non solo) al plurale, potremmo dire che la Toscana non si è mai fermata al rosso e che investire le proprie energie (non solo economiche, ma anche tecniche ed organizzative) per esplorare aree meno consuete, rende più resiliente l’intera filiera e capace di guardare al futuro con fiducia. Le sfide legate al cambiamento climatico ed al cambiamento dei consumi, specie nei giovani, stanno spingendo l’interesse delle imprese toscane sulle aree appenniniche interne (dalla Lunigiana alla Garfagnana, fino all’Amiata, passando dal Mugello e dal Casentino). Per assecondare questa nuova fase del “Vigneto Toscana” – ha concluso Giliberti – la Regione interviene su tutti gli anelli della filiera, dalla gestione del potenziale vitivinicolo (resa attraverso l’unico schedario grafico presente oggi in Italia), agli investimenti in vigna, in cantina e nella promozione UE ed extra-UE“.

Durante la degustazione guidata da Cristiano Cini, presidente di AIS Toscana, sono stati assaggiati alcuni vitigni autoctoni rari come Orpicchio, Grechetto, Procanico, Canaiolo Bianco, insieme ai più noti Trebbiano e Malvasia. “Abbiamo assaggiato vitigni autoctoni rari come Orpicchio, Grechetto, Procanico, Canaiolo Bianco e non solo Trebbiano e Malvasia. Costituiscono una risorsa ancora da approfondire. Interessante anche la sperimentazione di tecniche produttive alternative e talvolta originali“, ha dichiarato Cini al termine della sessione dedicata agli 11 vini bianchi della Toscana Centrale. A sottolineare il valore dell’iniziativa, Donatella Cinelli Colombini, delegata regionale delle Donne del Vino della Toscana, ha evidenziato con orgoglio: “tutti prodotti dalle Donne del Vino, a dimostrazione del contributo femminile al rinnovamento del vigneto toscano“.

Un impegno che richiede creatività e coraggio, come ha sottolineato Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Siena: “Uno sforzo di creatività, coraggio e scommessa sul potenziale ancora inespresso del territorio insieme a una forte determinazione a trovare soluzioni alla crisi del mercato“. A portare i saluti istituzionali sono intervenuti anche l’assessore al turismo del Comune di Siena Vanna Giunti, Giolisca Brogi vicepresidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Siena e Arezzo, ed Elena D’Aquanno, presidente della Fondazione Enoteca Italiana Siena. Quest’ultima ha aggiunto: “L’incontro di oggi ha rappresentato un passo fondamentale verso una nuova stagione per la viticoltura toscana. Aver ospitato questo primo tavolo di lavoro presso i locali di Enoteca Italiana Siena, nel cuore simbolico della storia del vino italiano, è per noi motivo di grande orgoglio. Abbiamo voluto fortemente favorire questo confronto tra ricerca scientifica, mondo produttivo e istituzioni, perché crediamo che la costruzione di un grande vino bianco autoctono per la Toscana interna possa essere una leva strategica per la valorizzazione del territorio, l’innovazione sostenibile e l’identità culturale. Il nostro impegno sarà quello di continuare a supportare questo percorso con visione, rete e competenze“.

La vitalità nella ricerca sui vitigni bianchi locali è stata confermata anche dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, fondata a Siena 76 anni fa, che ha messo in luce le prospettive di crescita legate a questo progetto. “Ci sono già degli studi compiuti sui vitigni bianchi autoctoni di queste terre – ha sottolineato il presidente dell’Accademia, Rosario Di Lorenzoche non solo confermano una naturale predisposizione a diventare grandi vini, ma dal punto di vista agronomico sono più resistenti ad attacchi fungini, quindi al cambiamento climatico, di quanto non lo siano i vitigni rossi“. L’ampia variabilità fenologica e tecnologica offre nuove opportunità per il settore, in linea con le nuove esigenze della Toscana interna e le dinamiche del mercato internazionale. Gli interventi scientifici di Claudio D’Onofrio (Università di Pisa), Giovan Battista Mattii (Università di Firenze), Paolo Storchi (CREA Viticoltura ed Enologia Arezzo) e Angela Zinnai (Università di Pisa e Donna del Vino) hanno approfondito ulteriormente i temi chiave per il futuro della viticoltura regionale.

Sul valore strategico della collaborazione si è soffermato anche Cesare Cecchi, presidente del Consorzio Vino Toscana: “Per il sistema vino toscano è un’opportunità importante che va sviluppata in sinergia tra istituzioni, università, CREA e produttori“. Le conclusioni sono state affidate a Roberto Scalacci, direttore del settore Agricoltura della Regione Toscana, che ha evidenziato l’importanza di questa nuova visione di crescita e sviluppo: “L’idea di puntare sulla ricerca di un vino bianco, cosa che il mercato richiede sempre di più, è una strategia intelligente per affrontare il futuro in maniera sempre più competitiva“.

A testimoniare il fermento e la varietà del panorama toscano, ecco le etichette delle Donne del Vino della Toscana protagoniste della degustazione:
Caporali Miriam (Tenuta Valdipiatta, Comune di Montepulciano): Nibbiano 2024, uvaggio Sangiovese 80%, Trebbiano, Grechetto, Malvasia 20%.
Contini Buonacossi Beatrice (Tenuta di Capezzana Srl, Comune di Carmignano): Trebbiano di Capezzana 2024, 100% Trebbiano.
Dei Caterina (Cantine Dei, Comune di Montepulciano): Martiena 2023, uvaggio Malvasia Bianca Lunga 60%, Chardonnay 30%, Grechetto 5%, Sauvignon Blanc 5%.
Grati Cristiana (Azienda Agricola Borgo Prunatelli, Comune di Pontassieve): Canaiolo Bianco – Borgo Prunatelli 2018, 100% Canaiolo Bianco.
Manuli Antonella (Fattoria La Maliosa, Comune di Manciano e Pitigliano): La Maliosa Uni 2023, 100% Procanico.
Monaci Clara (Corte dei Venti, Comune di Montalcino): Coccole 2024, 100% Sangiovese.
Mori Lucia (Podere Casaccia di Moretti e Mori Lucia S.S., Comune di Scandicci): Sine Felle Bianco 2023, uvaggio Malvasia Bianca 40%, Vermentino 40%, Trebbiano 20%.
Pascale Annabella (Tenuta di Artimino, Comune di Carmignano): Artumes 2024, uvaggio Trebbiano Toscano 70%, Petit Manseng 30%.
Passerin D’Entrèves Veronica (Dianella, Comune di Vinci): Orpicchio 2021, 100% Orpicchio.
Samouti Mina (Fattoria Sardi, Comune di Lucca): Vallebuia Bianco 2023, 100% Trebbiano.
Visentin Aurora (Cantina del Testimone, Comune di Montepulciano): Fortunato 2024, uvaggio Malvasia 33%, Trebbiano 33%, Grechetto 33%.

Donne del Vino della Toscana
Donne del Vino della Toscana

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