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Vendemmia 2025, raccolto diviso in Italia: il quadro dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino

La raccolta delle uve in Italia per il 2025 prende il via con un quadro climatico che, pur differenziandosi da regione a regione, si mantiene generalmente favorevole. Mentre al Sud e nelle isole si rileva un incremento della produzione, al Centro-Nord si stima un leggero calo tra il 10 e il 20%. La qualità delle uve, però, resta alta grazie a uno stato sanitario soddisfacente in tutto il Paese.

L’Accademia Italiana della Vite e del Vino, grazie al lavoro dei propri accademici, ha analizzato la situazione regione per regione, fornendo un aggiornamento puntuale al 3 agosto.

«Non vogliamo fare un bollettino della qualità della vendemmia del 2025 consapevoli che l’andamento climatico in fase finale di maturazione sarà fondamentale sulla sanità, quantità e qualità delle uve – spiega il Presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo sappiamo che la qualità sarà determinata anche dal lavoro che sarà svolto durante l’ultimo periodo di maturazione e per questo torneremo a fine vendemmia con un report ancora più vicino alla realtà».

Il quadro dalle regioni

Nel Veneto, le temperature primaverili si sono mantenute leggermente sopra la media, con precipitazioni simili al 2024 e qualche episodio di siccità. Germogliamento e fioritura si sono verificati in ritardo, ma si prevede una produzione leggermente superiore con raccolta delle varietà precoci a partire da fine agosto.

In Friuli-Venezia Giulia, dopo un maggio piovoso, giugno e luglio hanno portato caldo e siccità, con l’uso frequente dell’irrigazione. La stagione è caratterizzata da un anticipo nei cicli di alcune varietà, come il Merlot, e da un ritardo in altre come la Glera. La vendemmia delle nuove varietà resistenti inizierà a metà agosto, seguita dal Pinot Grigio verso il 20 del mese.

Il Trentino Alto-Adige ha vissuto un inizio d’anno con temperature sopra la media, seguito da un luglio fresco e piovoso che ha garantito un buon equilibrio vegetativo. Le malattie fungine sono sotto controllo e la produzione è stimata in lieve aumento rispetto al 2024.

Nel Nord-Ovest – con Piemonte, Lombardia e Liguria – la primavera è stata tra le più piovose degli ultimi decenni. Nonostante la forte pressione di peronospora a inizio stagione, i danni sono stati limitati da una gestione attenta. La raccolta sarà anticipata di circa 10 giorni rispetto all’anno scorso e si prevede una riduzione produttiva tra il 10 e il 15%.

Nelle Marche, in Emilia-Romagna e in Abruzzo, la primavera fresca ha comportato ritardi nello sviluppo delle piante. Tuttavia, la situazione produttiva appare buona, con aumenti stimati per molte varietà come Lambruschi, Trebbiano romagnolo, Verdicchio e Montepulciano. Sono invece previsti cali per Ancellotta e Pignoletto, penalizzati da problemi di allegagione.

Toscana, Lazio e Umbria hanno registrato un inverno più caldo e piovoso della norma, seguito da un’ondata di calore a giugno. La vendemmia del Sangiovese partirà a settembre sulla costa per concludersi nelle zone interne a ottobre, con produzioni in linea con la media decennale ma leggermente inferiori rispetto al 2024. In Umbria si sono verificati attacchi di peronospora, mentre nel Lazio le viti hanno sofferto per le temperature elevate di fine giugno.

Il Sud in controtendenza

In Puglia, Basilicata e Calabria, la stagione è stata caratterizzata da giornate soleggiate e ventose, condizioni che hanno favorito uno sviluppo vegetativo regolare e uno stato sanitario molto buono. La raccolta delle uve precoci partirà già nei primi giorni di agosto, con una previsione di crescita del 20% rispetto al 2024, grazie anche a un carico di uva equilibrato e in perfetta salute.

In Sicilia nord-occidentale, il clima si è mantenuto stabile, con brevi periodi di caldo intenso e una leggera pressione di peronospora dovuta alla nebbia mattutina. La produzione è prevista in crescita, con acini di dimensioni maggiori rispetto agli anni precedenti.

Nelle aree della Sicilia sud-occidentale, del centro-sud e della zona Etna, la situazione è più complessa: il germogliamento è stato in ritardo e la peronospora si è mostrata più aggressiva nelle zone costiere. Sull’Etna, si segnalano perdite produttive fino al 35% e una vendemmia posticipata con calo stimato del 20%.

In Sardegna, l’inverno mite e le piogge primaverili hanno favorito lo sviluppo delle viti. Solo lievi episodi di stress idrico e malattie facilmente gestibili sono stati segnalati. La produzione attesa è in crescita del 5% rispetto alla media triennale, con risultati particolarmente positivi nell’Ogliastra, Sulcis e nel sud dell’isola.

Il lavoro degli accademici

Le analisi regionali sono state possibili grazie al contributo di Vincenzo Gerbi, Vittorino Novello, Emilio Celotti, Angelo Costacurta, Oriana Silvestroni, Paolo Storchi, Leonardo Palumbo, Mariano Murru, Maurizio Bottura e Rosario Di Lorenzo.

L’Accademia Italiana della Vite e del Vino conta oltre 550 membri tra studiosi, esperti e professionisti del settore. Da 75 anni promuove incontri scientifici e tecnici, organizzando 340 Tornate Accademiche – di cui 17 all’estero – per discutere le sfide più attuali del comparto vitivinicolo e favorire il confronto tra le diverse realtà produttive italiane.

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