Oporto, una città di straordinaria bellezza, si affaccia maestosa alla foce del fiume Douro, unendo in sé il fascino del tardo gotico decadente alla vivacità della movida giovanile. Questa città, celebre per il suo patrimonio culturale e la sua storicità, è anche la patria di un vino unico e inimitabile: il Porto.


La storia del Oporto è intrinsecamente legata ai bisogni e alle opportunità che si sono presentate nel corso dei secoli. In epoca coloniale, il Portogallo era una potenza marittima di primo piano, e le navi giocavano un ruolo cruciale nella sua economia. I marinai necessitavano di un vino che potesse resistere alle lunghe traversate in mare senza deteriorarsi. La soluzione è stata quella di addizionare il vino con una parte di acquavite. Il vino fortificato più famoso al mondo ha avuto origine, come spesso succede, da un bisogno dei marinai portoghesi.
Oporto, con la sua storia affascinante e il suo patrimonio culturale, non è solo una meta turistica, ma un luogo dove il passato è il presente si incontrano e creano un’atmosfera magica.
La navigabilità del fiume Douro, che si snoda attraverso la suggestiva Valle del Douro, ha ulteriormente favorito lo sviluppo di questa tradizione vinicola. Le barche, che navigano lungo il fiume, sono state i mezzi di trasporto principali per le uve di produzione, trasportate verso le cantine di Porto. Nel 1756, la Valle del Douro divenne la prima regione vitivinicola al mondo a essere delimitata e regolamentata, ponendo le basi per un’industria che oggi è rinomata a livello globale. Nel 2001, gran parte dei suoi 247.000 ettari è stata riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, attestando la bellezza e l’importanza di questa regione vitivinicola.


Durante la lavorazione in cantina delle uve del vino Porto, un passaggio fondamentale è il blocco della fermentazione attraverso l’aggiunta di alcol, questa tecnica, interrompendo la trasformazione degli zuccheri in alcol, rende più dolce il mosto restituendo un vino unico, da cui il nome di vino “fortificato”.
L’evoluzione delle conoscenze nel campo della chimica e della microbiologia ha avuto un impatto significativo sulla produzione vinicola. A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, questi progressi hanno permesso ai produttori di comprendere meglio i processi fermentativi, portando ad una trasformazione radicale del vino come lo conosciamo oggi. Grazie a queste scoperte, i viticoltori sono stati in grado di controllare con maggiore precisione la fermentazione ed esplorare una varietà di stili e sapori, arricchendo ulteriormente la tradizione vinicola portoghese.
Questa combinazione di storia, innovazione e passione rende il vino Porto non solo un prodotto di alta qualità, ma anche un simbolo della ricca eredità culturale del Portogallo. La sua dolcezza e complessità continuano a conquistare palati in tutto il mondo, rendendolo un tesoro da scoprire e apprezzare.
Esistono diverse tipologie di Porto: il Porto Bianco, ottenuto principalmente da sole uve bianche, giovane e fruttato; il Porto Ruby, versione più diffusa e conosciuta, di color rubino e dal sapore aromatico di frutti rossi; il Porto Tawny, più pregiato, meno dolce e più forte, dalla tonalità ambrata. Oltre alle principali tipologie, esiste una vasta gamma di vini Porto definiti “speciali”. Questi vini presentano differenze così sottili che possono risultare difficili da classificare. Tra questi si trovano il Porto Vintage, il Porto Late Bottled Vintage (LBV) e il Porto Colheita.

Il Villaggio de Gaya è la storica zona di Oporto dove si trovano le cantine dedicate alla produzione del vino Porto, un vero e proprio simbolo della tradizione vinicola portoghese. Affacciate sulle banchine del fiume Douro, le cantine si estendono verso le colline circostanti, creando un panorama affascinante e caratteristico. Qui, nomi iconici del settore come: Ferreira, Sandeman, Calem, Taylor’s e Burmester si ergono come monumenti a un patrimonio vinicolo di lunga data.
Tuttavia, sembra che attualmente il Porto stia attraversando un momento di relativa invisibilità nel mercato italiano. A differenza del gin, che ha conquistato un’ampia popolarità e si trova in una varietà di marche nei cocktail bar e nei locali di tutta Italia, il vino Porto non sembra godere della stessa attenzione. Sappiamo bene che le mode possono cambiare in un baleno e le tendenze di consumo evolversi nel tempo. Con il giusto approccio di marketing e una crescente valorizzazione del patrimonio enogastronomico portoghese, il Porto potrebbe nuovamente trovare spazio nel cuore degli appassionati di vino italiani.
La prima tappa è stata la visita alla Cantina Calem che ha offerto una panoramica completa sulla storia dell’azienda e sui processi di produzione del Porto. La visita al museo ha messo in luce le origini dell’azienda e dei suoi fondatori, mentre il tour della cantina ha rivelato i segreti della filiera produttiva, dall’invecchiamento all’imbottigliamento. La degustazione finale ha permesso di assaporare due tipologie di Porto.









Cálem White & Dry Port matura in tini di rovere e acciaio inossidabile. Di colore oro pallido, al naso è delicato e molto aromatico, dove prevalgono la vivacità della frutta fresca e le note floreali. In bocca è leggermente asciutto ma delicatamente morbido e ben equilibrato.
Cálem 10 Year Old Tawny Port è il risultato di un assemblaggio di vini che sono stati invecchiati per una media di 10 anni in botti di rovere, riflettendo l’antica arte dell’assemblaggio dei Porti. Dal colore ambrato tenue, mostra aromi di legno, frutta secca e cioccolato. In bocca è vellutato, intenso e persistente.
Poco dopo aver attraversato il ponte Dom Luís I°, simbolo della città e progettato da un allievo di Gustave Eiffel, sul ponte inferiore, sulla riva di Gaia, è situata la cantina Burmester, fondata a Londra, nel 1759 da Henry Burmester e John Nash. L’Inghilterra ha avuto un’influenza determinante nella storia del Porto, in quanto vino molto apprezzato a corte dal Re e da tutti i nobili inglesi.


Il vecchio magazzino, ora trasformato il elegante show room, è pieno di storia e angoli e fessure da scoprire. Sembra che Henry Burmester, il fondatore, sia ancora lì, ad aspettarci, per guidarci attraverso un’altra botte ed un altro assaggio.



Qui oltre al Porto troviamo anche i vini rossi della valle del Douro e che non sono sfuggiti ad un assaggio.


Casa Touriga Nacional: Dal gradevole colore violaceo, presenta note fini e delicate di fiori d’arancio contornate dall’esuberanza della frutta matura. Un vino concentrato, con note affumicate e ben integrate di rovere francese e tannini rotondi e satinati. Equilibrato e sorprendente nella freschezza, è un Touriga Nacional che rispecchia bene le virtù della varietà. Termina lungo e persistente.
Grande Reserva Red Quinta do Arnozelo: Dal colore viola intenso, questo vino è un Grande Reserva prodotto con uve di Quinta do Arnozelo. Dal profumo stratificato, si dipana in ondate successive di frutta nera matura, note floreali e spezie. Seduce con la sua complessità e voluttà, acidità e struttura solida e profonda.


Poco distante si può visitare una delle cantine più famose al mondo: Cantina Sandeman.
Nell’elegante atrio, che fa da ingresso alla cantina, si può ammirare un’esposizione di dipinti e fotografie raccolti nel corso dei secoli. Una storia secolare ed un marchio iconico, nonostante questo, curiosamente l’inizio della storia della cantina inizia a Londra nel 1790, soltanto nel 1811, George Sandeman acquisto l’attuale sede nel bellissimo edificio ad arcate sul lungofiume del Douro. In queste strutture i vini di Porto selezionati hanno invecchiato in condizioni ideali negli ultimi 200 anni.



Nelle immersive visite che ogni cantina offre ai visitatori il percorso è evocativo, molto ben strutturato, con spiegazioni puntuali e sorrisi educati. Tutto molto bello, ma abbiamo bisogno di qualcosa di più vero.
Non abbiamo visitato l’interno della cantina e ci siamo accomodati nel bellissimo spazio all’aperto, con vista sul fiume. L’ombra e l’aria fresca ci serviranno per schiarirci le idee. Intanto abbiamo voluto sperimentare il Porto in un’altra veste. Quella che secondo me potrebbe aprire nuove strade per questo vino. Un cocktail con il Porto. Abbiamo ordinato una Variante del Piccadilly Circus: porto, gin, vermut secco, more, lamponi e una foglia di menta, il tutto in un bicchiere colmo di ghiaccio.


Il viaggio è uno stimolo continuo. Non siamo ancora arrivati e già abbiamo voglia di ripartire. Non possiamo ritornare in Italia senza visitare la Valle del Douro, dove, tutto quello che abbiamo visto sin ora, ha origine. Domani affitteremo un auto e partiremo per una visita di un giorno.
A proposito, il cocktail è molto buono. Una versione del Porto inaspettata, forse avrei abbassato un po’ la dolcezza, ma ogni essere umano ha il proprio gusto e rispetto la scelta del barman. Il rispetto in fondo non è che è una forma di amore e bisogna considerarlo un valore importante. Non si deve per forza essere giudice di ogni cosa. Questo significa creare relazioni vere e profonde, ricche di comprensione e accettazione reciproca. Non condivido la deriva dei programmi sull’enogastronomia processuali che oramai imperversano ovunque in televisione.
Prima di diventare polemici siamo già orientati nelle prenotazioni delle cantine della Valle del Douro. Sarà la scoperta di un territorio nuovo, affascinante e rubato dall’uomo alla natura, senza fare disastri, per fortuna. Ma per questo mi leggerete nella seconda parte di questo articolo. Molto presto.
Termino con una piccola digressione gastronomica per il Mercato di Bolhao. Se verrete a Porto sicuramente ci tornerete più di una volta. Non scriverò niente ma lascerò parlare le immagini, purtroppo i profumi ed i sorrisi della gente di Porto non si possono sentire e difficilmente descrivere.







MERCADO BOLHAO
Ubicazione: Rua Fernandes Tomàs, 322 – Porto
Dal lunedì al giovedì: dalle 8:00 alle 20:00
Venerdì: dalle 8:00 alle 12:00
Sabato: dalle 8:00 alle 18:00
Domenica e festivi: chiuso
Alla salute ed “Até ao próximo”