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Dal laboratorio di Tain-l’Hermitage al mito globale: la storia di Valrhona

Nel 1922, a Tain-l’Hermitage, sulle rive del Rodano, il pasticcere Albéric Guironnet decide di creare un cioccolato diverso dal prodotto di massa: un ingrediente pensato per artigiani e chef, curato con la stessa attenzione dei vignaioli della collina dell’Hermitage. Nasce così la Chocolaterie du Vivarais, che negli anni Quaranta assumerà il nome destinato a imporsi nel mondo: Valrhona, abbreviazione di Vallée du Rhône.

Ogni decennio porta una svolta. Nel 1986 arriva Guanaja 70%, all’epoca considerato il fondente più amaro sul mercato, capace di cambiare la degustazione del cioccolato. Negli anni Novanta prendono forma le tavolette single origin, tra cui Manjari dal Madagascar, pensate per raccontare l’origine come accade nei grandi vini. Nel 2012, da un errore trasformato in ricerca, nasce Dulcey, il cioccolato biondo dalle note cremose e tostate.

Accanto alla produzione, Valrhona investe in conoscenza. A Tain-l’Hermitage apre l’École du Grand Chocolat, frequentata da professionisti di tutto il mondo, e nel 2013 la città accoglie la Cité du Chocolat, museo interattivo che guida nel viaggio del cacao, dalle piantagioni fino alla tavoletta.

L’impegno sociale e ambientale è parte della rotta aziendale: rapporti diretti con le piantagioni, condizioni eque per i coltivatori e, dal 2020, la certificazione B Corp. Per il centenario, Valrhona presenta Komuntu 80%, un cioccolato dedicato alle comunità di uomini e donne che vivono e lavorano lungo la filiera del cacao.

Oggi, tra i vigneti di Tain-l’Hermitage, l’aroma del cioccolato continua a raccontare una storia di passione, creatività e futuro.

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