Dal 1997 al 2017. Vent’anni dopo i primi esperimenti con la macerazione in anfora, Joško Gravner lancia la XX G, una box da collezione che accompagna l’uscita della Ribolla 2017, prodotta esclusivamente in formato magnum. Solo 1200 esemplari numerati, disponibili su prenotazione, custodiscono la nuova annata insieme a un progetto che racconta lo spirito visionario del vignaiolo di Oslavia.
La confezione, essenziale e rigorosa, unisce legno di rovere e plexiglas e può contenere due o quattro magnum, oltre a un massimo di 12 coppe in vetro soffiato create appositamente per Gravner dal maestro vetraio Massimo Lunardon. Il progetto grafico porta la firma di Ettore Concetti – Graphic Opera, mentre la realizzazione è stata affidata ad artigiani friulani, Cresj Style e Prefor.
Il nome XX G racchiude più di un significato: XX come vent’anni di vinificazione in anfora, ma anche la X che si scompone in due V, richiamo numerologico al “Cercatore”, simbolo di chi ha il coraggio di superare i confini. È un chiaro rimando alla filosofia di Joško Gravner, pioniere dei cosiddetti orange wine – o vini ambra, come lui preferisce definirli – che ha riportato in vita un metodo antico trasformandolo in una rivoluzione culturale e produttiva.
La protagonista è la Ribolla 2017, frutto di un’annata difficile che ne ha reso ancora più preziosa la produzione. Dopo una primavera piovosa e un’estate calda, le piogge di settembre hanno compromesso gran parte della maturazione. «Con tanto lavoro siamo riusciti a salvare circa il 20% della produzione, anche grazie all’aiuto della muffa nobile, che ha protetto e arricchito gli acini rimasti sani – spiega Mateja Gravner –. La cernita chicco per chicco ha dato vita a un prodotto di grande concentrazione e molto carattere, una Ribolla decisamente diversa dalle precedenti».
La vendemmia si è conclusa il 18 ottobre nel vigneto di Dedno, dove la Ribolla viene allevata ad alberello in regime biodinamico. Le uve, raccolte manualmente e selezionate con cura, sono state pigiate delicatamente e vinificate secondo il metodo Gravner: lunga macerazione del mosto con le bucce nelle anfore georgiane interrate (qvevri), sigillate con coperchi di granito. Qui la fermentazione spontanea, senza controllo della temperatura, si sviluppa naturalmente sotto i 30 °C. Dopo circa un anno, il vino passa a maturare in grandi botti di rovere di Slavonia per sei anni e completa il percorso con ulteriori sei mesi in bottiglia. Un processo radicale in cui il tempo è parte integrante della materia, capace di restituire vini di profondità e straordinario equilibrio.
Nel bicchiere, la Ribolla 2017 si mostra con un colore dorato intenso e luminoso. Al naso emergono note di frutta matura e secca, miele, agrumi canditi e sfumature di erbe aromatiche e sottobosco. In bocca è avvolgente, con tannini fusi e una freschezza sorprendente che accompagna una lunga persistenza sapida, fedele interprete del terroir di Oslavia.
Accanto all’uscita della nuova annata, arriva un’importante novità: la distribuzione esclusiva dei vini Gravner nelle province di Torino, Biella e Vercelli sarà affidata a Maison Massucco, storica realtà italiana del settore champagne guidata da Alberto Massucco. L’accordo riguarda la commercializzazione di annate selezionate, a partire dalla Ribolla 2016, ma anche di bottiglie rare come 2014, 2012 e 2007, con l’obiettivo di offrire agli appassionati un’esperienza completa della filosofia Gravner.
Per Alberto Massucco si tratta di un progetto che arricchisce il lavoro portato avanti con AMC (Alberto Massucco Champagne) e con i vignerons récoltant manipulant che ha scelto di rappresentare in Italia. Eleganza, coerenza, legame con il territorio e ricerca costante di qualità guidano la sua selezione, oggi ampliata da una collaborazione che porta un vino straordinario come la Ribolla di Gravner direttamente sul mercato piemontese.
«Non si tratta solo di distribuire un vino. È condividere una filosofia. La ricerca continua, la coerenza, il rispetto della terra e la capacità di andare controcorrente: sono valori che riconosco in Gravner e che sento profondamente miei», afferma Alberto Massucco.