Negli ultimi anni, il Vermouth ha riconquistato popolarità, diventando una delle bevande alcoliche più apprezzate. Nonostante la recente rinascita, questo vino aromatizzato vanta una lunga e affascinante storia.
Le origini del Vermouth
A differenza di molti altri prodotti, il Vermouth ha una data di nascita ben precisa. Nel 1796, Antonio Benedetto Carpano, ispirandosi ai vini speziati dell’epoca greco-romana e agli infusi italiani del Cinquecento, creò una nuova bevanda in una bottega di piazza Castello a Torino. Unendo il Moscato di Canelli a spezie ed erbe, diede vita a una formula innovativa. Il locale in cui lavorava divenne rapidamente un punto di riferimento per la città. Carpano scelse il nome Vermouth dal termine tedesco Wermut, che significa Assenzio, pianta essenziale nella preparazione di questa bevanda.
Il processo di produzione
Dal XVIII secolo a oggi, il Vermouth è rimasto un’eccellenza italiana, in particolare piemontese. Grandi aziende come Carpano, Cinzano e Martini & Rossi hanno contribuito alla sua diffusione, mantenendo una lavorazione simile a quella artigianale originale.
- Erbe, spezie, scorze e fiori vengono macerati in grandi vasche.
- Si aggiunge il vino, oggi non solo Moscato, ma anche varietà come Erbaluce e Cortese. In alcuni casi si utilizza il vino rosso, ma il colore del Vermouth rosso dipende da erbe e zucchero caramellato, non dal vino.
- Zucchero e alcol vengono aggiunti per bilanciare e completare il sapore.
La ricetta originale esiste?
Non esiste una formula unica per il Vermouth. Ogni azienda utilizza ingredienti specifici per caratterizzarne il gusto. Tuttavia, l’assenzio è sempre presente, accompagnato da una selezione di elementi come genziana, sambuco, vaniglia, arancia amara, cannella, noce moscata, coriandolo, ginepro, angelica, maggiorana, menta, zafferano e china. La distintività di ciascun Vermouth dipende dalla combinazione e dalla quantità degli ingredienti, perfezionata attraverso anni di sperimentazione.
Le regole del Vermouth
Per essere definito tale, il Vermouth deve contenere almeno il 75% di vino e avere una gradazione alcolica compresa tra il 14,5% e il 22%. L’ingrediente chiave è l’artemisia. Il disciplinare prevede diverse tipologie in base al contenuto di zucchero:
- Extra secco: meno di 30 g/l
- Secco: meno di 50 g/l
- Semisecco: tra 50 e 90 g/l
- Semidolce: tra 90 e 130 g/l
- Dolce: oltre 130 g/l
Nel 2017 è stato introdotto un disciplinare per il Vermouth di Torino IG, che impone l’uso di vino 100% italiano, artemisie piemontesi e specifiche soglie di gradazione alcolica.
Come gustarlo al meglio
Gli intenditori preferiscono il Vermouth liscio, servito a 12 gradi con due cubetti di ghiaccio, una fetta d’arancia e una spruzzata di buccia di limone. Nel tempo, la sua versatilità lo ha reso protagonista di cocktail celebri come:
- Negroni (Vermouth rosso, bitter, gin)
- Americano (Vermouth bianco, bitter, soda)
- Negroni Sbagliato (Vermouth rosso, bitter, spumante)
- Manhattan (Vermouth dolce, Bourbon, Angostura)
- Martini Dry (Vermouth dry, gin)
Il Vermouth continua a evolversi, trovando nuove interpretazioni e riconfermandosi come una delle bevande più amate nel panorama internazionale.