Anno Domini 1398. Volterra non ricorda il Medioevo: lo vive di nuovo. Per due giorni, le vie del centro si popolano di dame dai lunghi abiti, cavalieri, mercanti e popolani. Le pietre dei vicoli diventano il selciato di un’altra epoca, le piazze si riempiono di voci e contrattazioni, e ogni angolo racconta una storia che il tempo non è riuscito a cancellare.
Tra i banchi, il legno grezzo ospita stoffe, utensili e manufatti. L’odore del pane cotto a legna si intreccia al profumo intenso delle spezie, mentre il tintinnio del martello sull’incudine scandisce il lavoro di fabbri e artigiani. Falchi e poiane fendono l’aria sotto lo sguardo attento dei falconieri, sbandieratori dipingono il cielo con i loro vessilli, giocolieri strappano sorrisi a chi si ferma ad assistere.
Ai piedi della Fortezza Medicea e nel Parco Archeologico, il tempo sembra piegarsi. Duelli all’arma bianca, dimostrazioni di tiro con l’arco, accampamenti militari: tutto vibra al ritmo cadenzato dei tamburi. Un colpo, poi un altro, e sembra di sentire il respiro delle battaglie di un tempo.
Ma qui la festa è anche cultura. Con un solo biglietto, i visitatori possono entrare nei luoghi simbolo della città: Palazzo dei Priori, Museo Etrusco, Pinacoteca Civica, Ecomuseo dell’Alabastro, Teatro Romano, Acropoli Etrusca, Cisterna Romana, Museo Diocesano di Arte Sacra e Teatro Persio Flacco.
L’edizione 2025, la ventiseiesima, si svolgerà nelle due domeniche centrali di agosto, il 10 e il 17. Come da tradizione della rievocazione, la moneta corrente viene sostituita dal grosso volterrano, il solo mezzo di scambio ammesso tra i banchi.
Chi entra in città in quei giorni, lo capisce subito: qui l’orologio non serve. Nel 1398 il tempo si misurava con la luce del sole, il suono delle campane e il ritmo della vita.



















