Ogni anno, tonnellate di sprechi alimentari vengono prodotti in Europa e nel resto del mondo, con un forte impatto sull’ambiente. Secondo Eurostat, il 54% dello spreco alimentare complessivo si verifica all’interno delle abitazioni, e il 10% di questo è attribuibile a una cattiva interpretazione delle date di scadenza riportate sulle etichette dei prodotti alimentari (Eurostat 2024).
Per approfondire questa tematica, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR), che si tiene dal 16 al 24 novembre e quest’anno è dedicata al tema dello spreco alimentare, Too Good To Go, azienda impegnata nella lotta contro gli sprechi e leader mondiale nella gestione delle eccedenze alimentari, ha realizzato un sondaggio in collaborazione con Opinium. La ricerca, condotta su un campione di 2000 italiani dai 18 anni in su, ha esplorato la comprensione delle etichette alimentari e l’utilizzo dei sensi nel valutare la qualità del cibo (Sondaggio Too Good To Go e Opinium).
I risultati offrono uno scenario complesso: gli italiani si dichiarano consapevoli dell’impatto dello spreco alimentare e affermano di conoscere il significato delle indicazioni riportate sulle confezioni, mostrando fiducia nelle etichette per valutare i prodotti. Tuttavia, nella pratica quotidiana, questa consapevolezza non sempre si traduce in azioni coerenti. L’abitudine di affidarsi ai propri sensi per giudicare la qualità del cibo sembra essere ancora poco diffusa, con alcune eccezioni che emergono dal sondaggio.

La differenza tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”
Quando si legge un’etichetta alimentare, è importante comprendere la distinzione tra le due principali indicazioni. La dicitura “da consumarsi entro” si riferisce alla sicurezza alimentare: oltre la data indicata, il prodotto non dovrebbe essere consumato. Al contrario, “da consumarsi preferibilmente entro” indica il termine minimo di conservazione, ovvero la data entro cui l’alimento mantiene la sua qualità ottimale. In quest’ultimo caso, se correttamente conservati, i prodotti possono essere consumati anche successivamente, affidandosi ai propri sensi per evitare sprechi inutili di cibo ancora buono.
Poiché il 10% degli sprechi alimentari domestici è legato a una scorretta interpretazione delle etichette (Eurostat 2024), sensibilizzare su questo tema può contribuire a ridurre significativamente gli sprechi.
Cibo sprecato per interpretazioni errate: un italiano su tre lo butta prematuramente
Secondo l’indagine condotta da Too Good To Go in collaborazione con Opinium (Sondaggio Too Good To Go e Opinium), il 30% degli italiani dichiara di gettare il cibo una volta superata la data indicata come “da consumarsi preferibilmente entro”, nonostante l’81% comprenda il significato di questa etichetta. Tra i più inclini a buttare alimenti ancora consumabili, spiccano gli appartenenti alla Generazione Z (42%), mentre i Millennials risultano più attenti (21%).
I Millennials emergono anche come i più propensi a usare i propri sensi per valutare lo stato degli alimenti (67%), contrariamente alla maggioranza degli italiani (65%) che si affida principalmente alle etichette. Inoltre, il 52% degli intervistati ammette di non avere piena fiducia nel proprio giudizio quando si tratta di verificare la qualità del cibo.
Ogni anno, nelle case vengono sprecate tonnellate di cibo ancora perfettamente commestibile, spesso a causa di incomprensioni legate alle etichette alimentari. È fondamentale, quindi, rivedere le abitudini di consumo. Mirco Cerisola, Country Director di Too Good To Go Italia, ha dichiarato: “Quello che fa quotidianamente Too Good To Go è contribuire ad accrescere la consapevolezza sul tema dello spreco, non solo mettendo a disposizione gli strumenti più adatti per ridurlo, ma anche ispirando cambiamenti nelle abitudini di consumo e promuovendo una migliore conoscenza e comprensione delle etichette dei prodotti alimentari.“
L’iniziativa “Etichetta Consapevole” di Too Good To Go
Per affrontare il problema degli sprechi alimentari, Too Good To Go ha lanciato nel 2021 l’iniziativa “Etichetta Consapevole”, in collaborazione con grandi aziende del settore come Unilever, Danone, Carrefour, Nestlé e Bel Group. Questo progetto invita i consumatori a utilizzare i propri sensi per valutare alimenti che hanno superato la data indicata come “da consumarsi preferibilmente entro“, incoraggiandoli a osservare, annusare e assaggiare il prodotto per determinarne la qualità.
In Italia, l’etichetta “Osserva, Annusa, Assaggia” è stata adottata da 47 marchi, con oltre 300 referenze coinvolte. Ogni anno, questa etichetta viene stampata su oltre 390 milioni di confezioni. Secondo un sondaggio di Too Good To Go, il 36% degli italiani ha visto o sentito parlare dell’iniziativa, con una particolare attenzione tra i Millennials (58%).
“Oggi l’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, vanta 532 partner attivi in tutto il mondo, ed è stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno. Siamo orgogliosi di lavorare con così tante aziende e di riuscire a generare un così grande impatto in modo allargato, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta“, ha aggiunto Mirco Cerisola.
Per ulteriori dettagli sull’Etichetta Consapevole, è possibile visitare il sito ufficiale: Too Good To Go – Look, Smell, Taste.


