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Firenze celebra i 35 anni dell’Associazione Nazionale delle Donne del Vino: custodi del territorio e del patrimonio

Firenze ha recentemente ospitato l’evento celebrativo per il 35° anniversario dell’Associazione Nazionale delle Donne del Vino, durante il quale è emerso un ruolo fondamentale e spesso sottovalutato della comunità vinicola nella preservazione del patrimonio culturale e paesaggistico dei territori in cui opera.

Il simposio, intitolato “I Produttori del Vino Sono Anche Sentinelle dei Territori“, ha visto la presentazione dei risultati di un’indagine di rilievo condotta da Marta Galli, direttrice operativa dell’Osservatorio Sustainable Wine Business and Enogastronomic Tourism presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’indagine, intitolata “Donne vino e salvaguardia dell’identità culturale dei territori del vino“, ha offerto uno sguardo inedito sul ruolo della comunità vinicola come custode e promotore dell’ambiente circostante, comprendente storia locale, architettura, paesaggio e cultura enogastronomica.

Una delle statistiche più sorprendenti emerse dall’indagine è che il 44% degli imprenditori nel settore del vino opera in edifici storici, affermando che il restauro delle costruzioni antiche è essenziale, con il 96,6% che ritiene prioritario preservare le strutture esistenti piuttosto che erigere nuove costruzioni. Questo approccio dimostra una consapevolezza unica nel suo genere, soprattutto considerando il contesto italiano, dove ogni secondo vengono cementificati due metri quadrati di suolo.
L’indagine ha rivelato che il 44,7% dei partecipanti ha proceduto al restauro di edifici preesistenti, coinvolgendo prevalentemente imprese locali nel processo. Questo dato sottolinea l’importanza della collaborazione con le comunità locali e il coinvolgimento delle risorse del territorio nella conservazione e valorizzazione del patrimonio.

La presidente nazionale delle Donne del Vino, Daniela Mastroberardino, ha commentato questi risultati con un tono di speranza, considerando che in un Paese colpito da alluvioni amplificate dall’eccessivo sfruttamento del suolo, la comunità vinicola si erge come un segno positivo. Tuttavia, rimane ancora da verificare se la virtuosità evidenziata dalle 237 socie produttrici intervistate in tutte le regioni italiane possa essere riscontrata in modo equivalente tra i colleghi maschi. L’associazione, composta da professioniste con ruoli dirigenti in cantine, ristoranti, enoteche, sommelier, consulenti e comunicatrici, auspica che il loro esempio possa stimolare un impegno condiviso nel settore vinicolo per la salvaguardia dei territori e del patrimonio culturale.

«L’indagine ha portato alla luce un aspetto ancora inesplorato dell’attività di chi produce, vende o fa consumare il vino: l’attitudine a conservare l’identità e la cultura locale per usarla nello storytelling delle bottiglie – ha detto Donatella Cinelli Colombini, past president nazionale e delegata delle Donne del Vino Toscane. «Infatti il 94% del campione usa la storia locale per contestualizzare i propri vini» ha commentato Marta Galli dando anche altri elementi di riflessione: «Il 44% di chi ha un’impresa utilizza edifici storici e il 49% ha un’opera d’arte in azienda».
«Ovviamente nella stragrande maggioranza dei casi non si tratta di sculture di Donatello o affreschi del Ghirlandaio, anche se in alcune aziende del vino ci sono anche quelli, ma essere attenti custodi di eredità del passato, è comunque importante» ha concluso Donatella Cinelli Colombini.

Per quanto riguarda la salvaguardia della biodiversità e della cultura materiale le Donne del Vino costituiscono un esempio virtuoso da imitare «con pochissime eccezioni (96,9%) usa vitigni autoctoni nella produzione dei propri vini, e oltre la metà punta proprio su quelli per raccontarsi» ha spiegato Marta Galli. «Altrettanto plebiscitario (94,5%) l’utilizzo di alimenti e ricette locali in abbinamento alle bottiglie evidenziando un bisogno di identità e radici che va a tutto vantaggio della salvaguardia degli antichi saperi».

Dati accolti con entusiasmo dalla vicepresidente della Regione Toscana e Assessora all’Agricoltura Stefania Saccardi, dal suo dirigente Gennaro Giliberti che sono intervenuti all’incontro: «I risultati di questa ricerca  presentata dall’Associazione Donne del Vino – ha detto Saccardi – confermano l’attenzione e la professionalità di cui la Toscana è stata sempre portatrice in agricoltura che, come vediamo, ha plasmato il paesaggio rurale e dato vita a un repertorio di saperi immateriali come tradizioni, abitudini, leggende, ma anche saperi materiali come architetture e strumenti. La viticoltura in particolare, in cui si fa strada sempre di più la sensibilità propria delle donne, che sanno coniugare la strategia vitivinicola e la produzione con l’attrattività turistica, la bellezza del prodotto e dei territori, l’armonia ambientale, sociale, economica, ha aperto la strada a una nuova visione del territorio che va oltre quella economica, diventando visione storica, identitaria di valori, biologico/naturale. Non è un caso che gli agricoltori della nostra regione, impegnati ormai da tempo a mettere in campo buone pratiche agricole finalizzate a ridurre il più possibile l’impatto ambientale delle produzioni, abbiano mostrato una precoce apertura rispetto ai temi della sostenibilità. E i dati presentati oggi ce lo raccontano, dicendoci che nelle politiche vitivinicole la Toscana è sulla buona strada grazie al lavoro delle nostre imprese e al fatto che nelle politiche della Regione il tema della sostenibilità ambientale ed economica ha progressivamente assunto un ruolo centrale. Un tema destinato a crescere ulteriormente in futuro grazie anche al contributo, all’impegno, alla lungimiranza e sensibilità delle Donne del Vino».

Erano presenti anche Carlos Santos CEO Amorim Cork Italia e gli storici d’arte Cristina Acidini, Stefano Filipponi, Gian Antonio Golin che hanno introdotto la visita pomeridiana al restauro della Cappella Bardi in Santa Croce testamento artistico di Giotto. L’intervento, che durerà tre anni, è stato affidato dall’Opera di Santa Croce, all’Opificio delle Pietre Dure e ha il sostegno decisivo dell’Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano (ARPAI) e della Fondazione CR Firenze, oltre che del ministero per i Beni e le Attività Culturali. La visita al restauro è stata voluta e promossa dalla consigliera nazionale delle Donne del Vino Dominique Marzotto.

«Questo anniversario pone giustamente l’accento sul prezioso ruolo culturale svolto dall’Associazione Donne del Vino – ha detto Cristina Acidini, presidente Opera di Santa Croce – L’impegno di tante imprenditrici del settore enologico per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio e dei beni culturali e artistici di cui sono ricche le loro aziende e i territori in cui esse operano è davvero rilevante e costituisce un’esperienza modello di azione culturale diffusa. Per questo l’Opera di Santa Croce, la cui missione principale è proprio quella di tutela e valorizzazione, con grande piacere partecipa alla celebrazione di questo anniversario, accogliendo le Donne del Vino provenienti da tutta Italia per condividere con loro il valore e la bellezza del patrimonio che le è stato affidato».

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