In Italia, la dolcezza delle festività natalizie è una tradizione radicata nel cuore delle famiglie, e sebbene il panettone e il pandoro rimangano i protagonisti indiscussi, il 2023 rivela un’interessante evoluzione nei gusti degli italiani. In un Paese che ambisce al prestigioso riconoscimento Unesco per la sua cucina, i dolci regionali si fanno spazio con il 58% delle preferenze, sfidando il dominio consolidato dei lievitati ‘interregionali’ come il panettone (con il 78% di preferenze) e il pandoro (con il 73%), secondo un’indagine condotta da Coldiretti-Ixe’.
Il Natale, come emerge dal sondaggio ‘Il Natale sulle tavole degli italiani‘, è caratterizzato da un sorprendente 41% di coloro che preferiscono preparare i dolci in casa. Questa scelta sembra essere motivata non solo dal desiderio di condivisione, ma anche dalla consapevolezza delle pressioni economiche causate da un’inflazione ancora elevata. Le famiglie, costrette a stringere la cinghia, trovano nell’autoproduzione una via per risparmiare sugli acquisti di alimentari e, al contempo, preservare le tradizioni.
Il fenomeno dei dolci a chilometro zero si afferma come un simbolo di un’attenzione crescente alle radici territoriali e alle tradizioni locali. Un viaggio attraverso le regioni italiane rivela una ricchezza di dolci, spesso poco conosciuti al di fuori dei confini regionali.
Nel Sud Italia, in Basilicata, i calzoncelli di pasta fritta, ripieni di mandorle e zucchero o di castagne e cioccolato. In Calabria, la pitta mpigliata, una rosetta di frutta secca, miele e spezie, si fa spazio soprattutto nel Cosentino. In Molise, i cippillati di Trivento, biscotti di frolla con confettura di amarene, assumono la forma di mezzaluna. Mentre in Campania, roccocò e susamielli, prodotti con farina di mandorle, zucchero, canditi e spezie. In Puglia, le cartellate baresi, nastri di sfoglia di pasta intrisi di vincotto o miele e ricoperti di cannella, zucchero a velo o mandorle. La Sicilia, infine, vanta il buccellato, un’incantevole pasta frolla a ciambella con ripieno di fichi secchi, mandorle e cioccolato.
Nel Centro Italia, la Toscana presenta il panforte, basso e compatto, arricchito con zucchero a velo, cacao, frutta candita e spezie. In Umbria, il pampepato a base di noci, nocciole, mandorle, cannella, miele, uvetta, noce moscata e cioccolato, celebra la diversità delle ricette familiari a Terni. Le Marche offrono il panettone alle visciole, un grande lievitato la cui tradizione risale a metà Ottocento. Nel Lazio, il pangiallo romano, preparato con frutta secca, miele, cedro candito e pastella d’uovo, ha subito nel tempo alcune modifiche nelle ingredienti, riflettendo l’adattamento alle risorse stagionali.
Il Nord Italia presenta una vasta gamma di dolci. In Friuli-Venezia Giulia, la gubana, una pasta dolce lievitata ripiena di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa e scorza di limone, conosciuta dal Quattrocento. In Emilia-Romagna, la spongata, una torta con ripieno di miele, uva passa, noci, pinoli e cedro, si diffonde in molte province. La Liguria delizia con il pandolce, un impasto di farina, uvetta, zucca candita, essenza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala. La Lombardia propone il panun de Natal, un filoncino appiattito o una pagnotta rotonda a base di grano saraceno e frutta secca. Il Veneto offre la pinza, dolce contadino di riciclo con pane raffermo, uvetta e fichi secchi. In Trentino-Alto Adige, lo zelten, un pane dolce con frutta secca e canditi, varia tra una maggiore presenza di pasta in Trentino e un’attenzione maggiore alla frutta in Alto Adige. In Valle d’Aosta, il flantze, a base di farina integrale di segale o frumento, arricchito con uvetta, mandorle, noci e arancia candita, mantiene viva la tradizione con la sua forma rotonda. Infine, in Piemonte, il crumbot rappresenta il Gesù bambino, una pasta frolla lievitata con canditi d’arancia e ciliegia, arricchita dal cioccolato.