Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (UIV), ha lanciato un chiaro monito durante il suo intervento a Vinitaly: “Un’Italia senza vino non conviene a nessuno“. Il vino, ha sottolineato Frescobaldi, rappresenta un attrattore di valore inestimabile che va ben oltre i confini del settore stesso, generando ricchezza e benessere per l’intero Paese.
Per continuare a prosperare in questo scenario in evoluzione, è necessario affrontare con consapevolezza la nuova fase che il settore sta attraversando. L’era della crescita esponenziale è terminata e i paradigmi di consumo stanno mutando rapidamente. Le aziende vinicole sono chiamate a raccogliere questa sfida, innovando e ottimizzando i processi produttivi.
Il successo del vino italiano non dipende solo dalle singole imprese. Un ruolo fondamentale spetta anche alle istituzioni, che devono fornire al comparto gli stimoli e il sostegno necessari per navigare questo periodo di trasformazione.
Frescobaldi non ha mancato di sottolineare la resilienza del settore vinicolo italiano, capace di adattarsi alle sfide e di rimanere protagonista sui mercati internazionali. Negli ultimi vent’anni, l’Italia ha ristrutturato metà dei propri vigneti, puntando su tipologie di vino più richieste, dimostrando una flessibilità e una capacità di innovazione che non hanno eguali.
Oggi, la sfida si concentra sull’innovazione e sull’efficientamento, sia a livello aziendale che istituzionale. Solo con un impegno congiunto e una visione strategica condivisa, il vino italiano potrà continuare a rappresentare un valore inestimabile per il Paese e per il mondo intero.
L’indagine, realizzata dall’Osservatorio UIV-Vinitaly in collaborazione con Prometeia, ha analizzato l’apporto socio-economico del vino in Italia e su tre territori simbolo (Barolo, Etna e Montalcino), evidenziando l’impatto in caso di una ipotetica estinzione del settore. Secondo UIV, la competitività e lo sviluppo del settore – la cui scomparsa genererebbe una perdita stimata dallo studio nell’1,1% del Pil italiano – sono minacciate dalle pressioni proibizioniste che influenzano la politica dell’OMS e, a caduta, di molti Paesi (dopo l’Irlanda, ultime in ordine di arrivo, il Belgio e il Canada) e della Commissione Europea. Questo approccio, che tenta di combattere l’abuso di bevande alcoliche attraverso informazioni allarmistiche, imposizioni fiscali e misure che demonizzano il vino, sta condizionando le istituzioni europee che, nei prossimi mesi, potrebbero mettere a rischio il futuro di strumenti fondamentali per lo sviluppo del comparto vitivinicolo, quali i supporti finanziari previsti dalla PAC, le regole sull’etichettatura, gli health warning e la promozione.
Il presidente UIV ha sottolineato che questi strumenti possono sostenere la crescita del comparto: “I fondi sulla promozione potrebbero essere utilizzati per studiare meglio i mercati, profilare i consumatori. Fasce giovani e diverse per composizione etnica hanno bisogno di un’attenzione in più: dobbiamo trovare una strada per avvicinarli al nostro prodotto, con soluzioni che ne rilevino l’attenzione al grado alcolico e zuccherino, per esempio”. Ha concluso sottolineando l’importanza della ricerca e della sperimentazione su prodotti come i dealcolati, su cui non è ancora stato costruito know-how. “Sarebbe forse un modo per rispondere al problema della sovrapproduzione senza ricorrere agli espianti di vigneti la cui ristrutturazione è costata al nostro Paese 2,6 miliardi di euro di contributi pubblici”.