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Nuove strategie contro la Flavescenza dorata: il progetto Coldiretti Asti

È scattato il termine per il secondo trattamento obbligatorio contro la Flavescenza dorata nei vigneti, da eseguire entro il 30 giugno, durante la fase fenologica di pre-chiusura del grappolo. In presenza di vegetazione sintomatica, è indispensabile procedere all’asportazione e alla capitozzatura della pianta malata, dopo aver effettuato il trattamento e rispettato un intervallo di sicurezza di 48 ore. Queste operazioni sono fondamentali per eliminare la fonte di fitoplasma responsabile dell’infezione, trasmessa dallo Scafoideo.
I trattamenti devono inoltre tutelare gli insetti pronubi: se sono presenti fioriture spontanee, la vegetazione sottostante va falciata e lasciata appassire o rimossa due giorni prima dell’intervento. È importante anche evitare la deriva, sospendendo i trattamenti in caso di vento, e rispettare le distanze (tra 10 e 30 metri) da aree frequentate da gruppi vulnerabili, come parchi, giardini pubblici, campi sportivi e strutture scolastiche e sanitarie. In tali zone, previo avviso, i trattamenti devono essere eseguiti nelle ore di minor afflusso, orientando i prodotti verso l’interno del vigneto e utilizzando coadiuvanti specifici.

Sul fronte della ricerca scientifica, Elisa Angelini del Crea Viticoltura Enologia di Conegliano — con cui Coldiretti Asti ha stretto una collaborazione — chiarisce i progressi raggiunti: “Gli studi ci hanno portati a comprendere che esistono diverse varietà di vite più o meno resistenti ai funghi, come Oidio e Peronospora, ma mai si parla di viti resistenti alla Flavescenza dorata (FD). Certamente, le patologie fungine affliggono i nostri vigneti da molto prima che arrivasse la FD, quindi, già nel secolo scorso erano stati creati incroci resistenti ad Oidio e Peronospora, mentre negli ultimi decenni sono stati individuati, nella vite, decine di geni di resistenza a tali patogeni. Purtroppo, per la FD non sono note varietà completamente resistenti, anche se i portinnesti americani sono molto poco suscettibili. Eppure, questa malattia è gravissima, è considerata di quarantena in Europa e causa danni ingenti ai viticoltori. Certamente, lo studio della FD risulta più complesso, perché l’agente patogeno è un fitoplasma, che non si può coltivare e neppure inoculare direttamente, in quanto necessita di un vettore che lo trasmetta, l’insetto Scaphoideus titanus

L’attenzione dei ricercatori si concentra sull’individuazione dei caratteri genetici che regolano la suscettibilità e la resistenza della vite. Come spiega la stessa Angelini:
Partendo da due varietà poco suscettibili, quali il Tocai friulano e il Moscato bianco, e da una molto suscettibile, quale Chardonnay, abbiamo creato delle popolazioni da incrocio costituite da centinaia di nuove varietà cosiddette figlie. Lo studio del comportamento in vigneto di queste nuove varietà, congiunto al sequenziamento genomico delle stesse, è il metodo classico per scoprire i geni della resistenza”.

MONICA MONTICONE

Questi studi hanno trovato il pieno sostegno di vivaisti e produttori. Monica Monticone, presidente di Coldiretti Asti, commenta: “Sebbene lunghi e complessi, gli studi sono stati accolti con entusiasmo da vivaisti e viticoltori… Anche Coldiretti Asti si è fatta partner di progetto avviando la collaborazione col Crea di Conegliano e con due gruppi di vivaisti, (VITIVER e VCR), oltre che con alcuni viticoltori coraggiosi ed illuminati piemontesi e veneti, per far sì che l’utopia divenisse realtà”.

Il progetto prosegue con il contributo del direttore Giovanni Rosso: “In particolare si stanno studiando in profondità le caratteristiche della vite relative alla suscettibilità e resistenza alla FD nelle diverse varietà. Anche se i meccanismi molecolari sono ancora da svelare nei dettagli, si è appreso il perché lo Chardonnay si ammala facilmente, mentre il Tocai riesce a bloccare il patogeno. Un lavoro importante che potrebbe portare a nuove varietà a bacca bianca, ottenute da incroci tradizionali, resistenti alla Flavescenza dorata”.

Sul piano operativo, il responsabile tecnico Antonio Bagnulo sottolinea l’importanza della tempestività negli interventi: “Nel frattempo la Flavescenza dorata può essere controllata, oltre che con la lotta all’insetto vettore, mediante interventi di pronta eliminazione della vegetazione sintomatica. Al contrario, trascurare i primi segnali dell’infezione, lasciando le viti per tutta la stagione, non fa che aggravare la situazione”.

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