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Dazi USA, Freddi: flessione dell’export vino fisiologica, puntare su qualità e brand per superarla

Dopo i dazi sul vino, l’amministrazione Trump prepara un nuovo colpo per il made in Italy: a partire da gennaio 2026 entreranno in vigore tariffe del 107% sulla pasta. Una misura che suscita preoccupazione tra gli operatori del settore agroalimentare, ma che non deve trasformarsi in panico. È questo il messaggio lanciato da Edoardo Freddi, CEO di Edoardo Freddi International, tra i principali esportatori di vino italiano nel mondo.

«I dazi americani e il calo dell’export vinicolo di luglio verso gli USA sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare, ma non devono spaventarci: sono solo l’effetto di un fisiologico momento di assestamento, tipico di ogni cambiamento così improvviso», spiega Freddi. «L’Italia del vino ha già dimostrato in passato di sapersi reinventare e sono convinto che anche questa volta saprà trasformare una sfida in opportunità. I consumatori americani amano i nostri vini, li cercano, li considerano un’esperienza unica e inimitabile: questo è un capitale che nessun dazio può erodere. In fin dei conti, ogni shock commerciale (come i dazi al 15%) mette sotto pressione, ma non può cancellare interamente la forza di un marchio riconosciuto come il “Made in Italy” nel mondo».

I dati diffusi da UIV mostrano un calo del 26% delle esportazioni vinicole italiane verso gli Stati Uniti nel mese di luglio. Per Freddi si tratta di una fase delicata ma passeggera, che richiede strategie mirate e uno sguardo lungo: «Oggi occorre lucidità: comprendere come evolveranno davvero le dinamiche, calibrare strategie, innovare nelle proposte e comunicare ancora meglio i valori che rendono il nostro vino irresistibile. Non è il momento della paura ma della visione: chi investirà adesso in qualità, distribuzione e brand identity, sarà il primo a beneficiare del ritorno alla normalità. L’Italia del vino non arretra: si riorganizza, guarda avanti e prepara la prossima fase di crescita con fiducia».

Per il fondatore di Edoardo Freddi International, il rallentamento è quindi parte di un normale processo di assestamento successivo a un cambio improvviso delle regole del gioco. «Il calo è effetto di un fisiologico momento di assestamento, tipico di ogni cambiamento così improvviso», ribadisce. L’approccio, secondo Freddi, deve essere proattivo: rafforzare la presenza sui mercati, puntare sulla qualità e consolidare l’identità dei marchi italiani per mantenere vivo l’interesse dei consumatori americani, nonostante gli ostacoli commerciali.

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