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La cucina italiana verso l’UNESCO: da Torino parte la campagna “Io amo la cucina italiana”

Un messaggio che parte da Torino e arriva al mondo: affermare il valore universale della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità. È questo l’obiettivo della campagna “Io amo la cucina italiana“, promossa da Epat, l’Associazione dei Pubblici Esercizi aderente ad Ascom Confcommercio Torino e provincia, che coinvolge 1.500 ristoranti del territorio a sostegno della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO.

In vista della decisione che l’UNESCO annuncerà il prossimo 10 dicembre a Nuova Delhi, Epat Ascom ha riunito chef, ristoratori e rappresentanti delle istituzioni per un’azione condivisa capace di raccontare la forza e l’identità del patrimonio gastronomico italiano.

A Torino e provincia operano 5.168 imprese di ristorazione, che diventano oltre 9.800 su scala regionale, generando un valore aggiunto di quasi 137 milioni di euro per il turismo (fonte FIPE). Una rete imprenditoriale che incarna i principi alla base del riconoscimento UNESCO: trasmissione dei saperi, legame con il territorio, creatività condivisa, rispetto delle diversità culturali e sostenibilità.

La cucina italiana è oggi una forma viva di cultura: un intreccio di pratiche, conoscenze, relazioni e riti che si rinnovano nel tempo, attraversando territori e generazioni.

Cucina Italiana
Cucina Italiana

La campagna “Io amo la cucina italiana” è stata presentata nella sede di Ascom Torino, alla presenza di Maria Luisa Coppa, presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia, Vincenzo Nasi, presidente Epat Fipe, Claudia Porchietto, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte, Paolo Chiavarino, assessore al Commercio della Città di Torino, Guido Bolatto, segretario generale della Camera di commercio di Torino, e Giulio Genti, segretario generale di ITS Academy Turismo Piemonte, con gli interventi degli chef Matteo Baronetto e Marco Sacco e dei ristoratori Stefano Vicina e Maurizio Zito.

Tutti hanno ribadito un concetto chiaro: la ristorazione non è solo un settore economico, ma una comunità fatta di senso, appartenenza e relazioni.

Grazie alla collaborazione con gli studenti dell’ITS Academy Turismo Piemonte, i materiali promozionali saranno distribuiti nei ristoranti aderenti e accompagnati da momenti di dialogo e racconto. Agli esercenti il compito di informare e coinvolgere i clienti, creando una partecipazione diffusa. La campagna sarà supportata anche da una strategia social coordinata dagli Academist dell’istituto.

L’Italia, già riconosciuta per la dieta mediterranea, la cerca del tartufo e l’arte del pizzaiolo napoletano, ora propone per la prima volta la candidatura dell’intera cucina nazionale, nella sua varietà e complessità. Un riconoscimento che si inserisce nel contesto delle tradizioni gastronomiche già tutelate da altri Paesi, dalla cucina messicana allo street food di Singapore, dal pasto alla francese alla dieta giapponese Washoku.

«La cucina è il linguaggio più diretto e universale per raccontare una cultura – sottolinea Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia –. Spesso il primo contatto di un turista con un territorio avviene proprio attraverso un piatto cucinato: un biglietto da visita immediato, che coinvolge i sensi, suscita curiosità e stimola una conoscenza autentica. Dietro ogni ricetta si nasconde una storia che non si trova nei libri, ma vive nei gesti quotidiani, nella memoria collettiva, nell’identità più profonda di un popolo».

Come ricorda Vincenzo Nasi, presidente di Epat Ascom, «la candidatura UNESCO per la cucina italiana è un riconoscimento importante per tutta la ristorazione italiana ed è, già di per sé, una vittoria per il mondo della ristorazione. È il riconoscimento del valore del patrimonio enogastronomico del nostro Paese e del carattere della cucina italiana che racconta storie, territori, stagioni e identità. Questa candidatura celebra simbolicamente la ristorazione italiana di qualità, la forza delle sue radici e la capacità di tradurle in piatti capaci ancora di emozionare. In un’epoca in cui la ristorazione è sempre più globale e contaminata, saper interpretare con rigore, passione e rispetto una tradizione non è solo un atto di competenza tecnica, ma un vero gesto culturale».

Dal Piemonte all’UNESCO, la cucina italiana si racconta nei piatti, nelle cucine e nei gesti tramandati di generazione in generazione. Un patrimonio vivo, condiviso, che unisce l’Italia da nord a sud. Da Torino, parte un messaggio forte: “Io amo la cucina italiana”.

«La Regione Piemonte è orgogliosa di essere oggi al fianco di EPAT FIPE per sostenere la candidatura della cucina italiana a Patrimonio dell’UNESCO – evidenzia Claudia Porchietto, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte –. Il Piemonte è da sempre terra di cultura culinaria, dove i sapori si trasformano in emozioni e ogni piatto racconta una storia di tradizione, creatività e territorio. La nostra regione, con le sue eccellenze e i suoi maestri del gusto, rappresenta un punto di riferimento riconosciuto in tutto il mondo. Sostenere questa candidatura significa valorizzare un patrimonio che ci unisce e che parla al cuore e all’identità del nostro Paese».

«Torino e il Piemonte, con la loro tradizione gastronomica antica e tramandata di generazione in generazione, sono da sempre un punto di riferimento per la qualità e per la capacità di innovare nel rispetto delle proprie radici – dichiara Paolo Chiavarino, assessore al Commercio della Città di Torino –. Proprio da Torino, grazie all’adesione di 1500 realtà enogastronomiche della città e della provincia, parte oggi un’iniziativa che potrà portare un riconoscimento importante a tutta l’Italia: un Paese dalla straordinaria varietà gastronomica, dove ogni regione custodisce le proprie specificità ma tutte sono unite da valori comuni – la qualità, la ricerca, il legame profondo con le materie prime offerte dal territorio. Quello che lanciamo oggi è un messaggio di orgoglio e di fiducia, che valorizza il lavoro quotidiano di chi custodisce e rinnova la nostra tradizione culinaria».

«Come Camera di commercio di Torino lavoriamo ogni giorno per valorizzare l’identità gastronomica del territorio – sottolinea Guido Bolatto, segretario generale della Camera di commercio di Torino –. L’ideazione di marchi e iniziative specifiche per la promozione dell’enogastronomia e della cultura della cucina, come il circuito dei ristoranti Mangébin, ci permette di promuovere con efficacia le nostre tipicità, rafforzando il legame tra qualità, territorio e impresa. La campagna avviata da EPAT Ascom coglie nel segno: è stata individuata una strada vincente e ci affianchiamo nel sostenere questa candidatura, che sentiamo come patrimonio di tutti».

«La cucina dei nostri ristoranti nasce dalle mani delle nonne, dei contadini, delle massaie – sottolinea Marco Sacco, chef de Il Piccolo Lago e Piano 35 –. È un sapere che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi, ma che forse per troppo tempo non abbiamo saputo riconoscere come patrimonio. La Francia ci è arrivata prima, partendo da un racconto di nobiltà. Noi, invece, partiamo da un terreno povero, ma ricchissimo di valori. Io ho respirato la cultura della cucina italiana da bambino, nella pizzeria di famiglia. E oggi, guardando le nuove generazioni, posso dire che siamo pronti: i ragazzi sanno già cos’è l’accoglienza, conoscono il valore dell’etica. Essere candidati all’UNESCO non è un punto di partenza, ma il risultato di un lungo percorso generazionale. E questo riconoscimento ce lo meritiamo davvero».

«Guardiamo con fiducia alla possibilità di avere questo riconoscimento – aggiunge lo chef Matteo Baronettoestremamente importante per noi operatori, perché valorizza l’artigianalità e il talento che caratterizzano la cucina italiana, in tutta la sua ricchezza di identità regionali. Esistono cuochi che, come Michelangelo e Leonardo, studiano la tradizione con rigore per creare qualcosa di nuovo e significativo. La cucina cambia nel tempo, i gusti evolvono, ma il legame con le radici resta fondamentale. Per questo credo sia il momento di fare quadrato intorno a un certo tipo di ristorazione che punta sulla qualità, sulla ricerca, sull’identità. E lancio un appello alle istituzioni: creiamo un tavolo di lavoro, che aiuti anche i grandi cuochi a esprimersi con meno ostacoli, perché la cultura gastronomica ha bisogno di visione, ma anche di sostegno concreto».

«La missione di un ristorante tradizionale come il mio – commenta Maurizio Zito, coordinatore dei ristoratori Epat Ascom e titolare de Il Gufo Biancoè chiara: conoscere e difendere la cultura locale attraverso una cucina che valorizza i prodotti del territorio, i produttori che li coltivano e trasformano, e il lavoro di chi condivide la nostra stessa passione. La cucina piemontese ha tanto da offrire: una varietà straordinaria di formaggi, di vini, di saperi antichi. E questa ricchezza si moltiplica in ogni regione italiana. Ognuno di noi è un tassello di un patrimonio più ampio: rappresentiamo la nostra terra ogni giorno, nei piatti che serviamo e nei racconti che accompagniamo al cibo».

«Siamo orgogliosi di affiancare EPAT e Ascom in questa iniziativa che unisce formazione, territorio e cultura – conclude Giulio Genti, segretario generale di ITS Academy Turismo Piemonte –. Abbiamo scelto di coinvolgere gli Academist del corso in Social Media Management per il turismo perché crediamo che i giovani debbano essere protagonisti della crescita del territorio con le proprie competenze e siano i veri ambasciatori del futuro. La cultura gastronomica italiana ha bisogno di continuare a vivere nel presente, parlando i linguaggi contemporanei: i social non sono solo strumenti, ma spazi da riempire di contenuti autentici. È proprio lì che la tradizione può diventare racconto, identità e valore condiviso».

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