Il Mastio della Cittadella di Torino ha recentemente ospitato la mostra “Mirò a Torino“, dedicata al celebre artista catalano Joan Miró. Curata da Achille Bonito Oliva, critico d’arte italiano, la mostra ha offerto una panoramica di circa 100 opere, comprese dipinti, tempere, acquerelli, disegni, sculture e ceramiche provenienti da musei francesi e collezionisti privati. La collaborazione con le gallerie francesi Lelong, Tamenaga, La Présidence, e la svizzera Bailly ha permesso di allestire la mostra negli spazi dell’ex fortezza sabauda Mastio della Cittadella.
Joan Miró, nato nel 1893 a Barcellona e scomparso nel 1983 a Palma di Maiorca, ha lasciato un’impronta indelebile sperimentando diverse tecniche artistiche nel corso della sua carriera. La mostra ha approfondito il suo stile distintivo surrealista, definito da André Breton come il “più surrealista di tutti”.
Il nucleo prezioso di opere esposte copre un arco temporale di sei decenni, dal 1924 al 1981, evidenziando la trasformazione dei linguaggi pittorici di Miró, noto esponente della corrente surrealista.
Il percorso espositivo si articolava in sette sezioni tematiche: Poesia, Litografie, Ceramiche, Pittura, Derrière le Miroir, Manifesti, e Musica. L’attenzione è particolarmente incentrata sulla trasformazione dei linguaggi pittorici sviluppati tra gli anni Venti e Trenta, un periodo dinamico che ha visto Miró confrontarsi con figure come Pablo Picasso, Tristan Tzara e Marx Ernst. Il risultato di questo confronto è emerso nella perfezione di una espressività animata di tratti, forme e colori, ispirati alle pitture rupestri, all’immaginario africano e alla spiritualità.
La mostra ha presentato anche i bozzetti preparatori del balletto di Sylvano Bussotti, “Le Bal Mirò” (Mirò, l’uccello luce) e un lavoro fotografico firmato da Man Ray, che ha offerto al pubblico un ritratto inedito dell’artista nella sua dimensione privata.
Nonostante la ricchezza di contenuti artistici, emerge una critica riguardante l’illuminazione, l’allestimento della mostra e alcuni pannelli informativi, che giudico poco consoni all’importanza della collezione esposta. Questa mia considerazione personale sottolinea l’importanza dell’aspetto visivo nell’esperienza di una mostra di tale rilevanza e non è unica; diversi visitatori hanno fatto la stessa osservazione.