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Il Roero Arneis 2024 – Tradizione e Carattere in una Vendemmia di Sfide

Le menzioni storiche dell’Arneis restano sporadiche fino al XIX secolo, quando compare nel 1810 come “bianco Arnesi” in un inventario del castello di Monticello, allora proprietà dei Conti del Roero. In quel periodo, la sua produzione era minima e spesso associata alla Favorita, altro vitigno locale.

L’Arneis e il Roero, un legame di identità, storia e tradizioni

La storia dell’Arneis nel Roero affonda le radici nei secoli, da quando ha trovato dimora sulle colline a nord di Alba, con testimonianze scritte che risalgono alla fine del Quattrocento. Documenti dell’epoca parlano di “Reneysium” e “Ornesium“, e citano una vigna “moscatelli et renexij” in riferimento all’odierno bricco Renesio, cru alle spalle del comune di Canale.

È proprio da questo toponimo che si sarebbe evoluto il nome dialettale “arneis“. Curiosamente, in ambito locale, lo stesso termine descrive anche una persona dal temperamento difficile e imprevedibile: quasi un riflesso del vitigno stesso, notoriamente “ribelle”, conosciuto per le sue basse rese e per le difficoltà di coltivazione.

Una svolta importante si verifica nel 1967 grazie all’enologo Alfredo Currado. Affascinato dalle storie del cosiddetto “nebbiolo bianco”, Currado decide di provare una vinificazione in purezza. Con l’aiuto del parroco di Santo Stefano Roero, riesce a raccogliere oltre 10 quintali di uva e vinifica il primo Arneis moderno. Il vino conquista subito il favore del pubblico e degli esperti, tra cui Luigi Veronelli, che ne tesse le lodi. Da quel momento, il vitigno conosce una nuova stagione di successo, culminata con il riconoscimento della Doc nel 1989 e della Docg nel 2004.

Il successo dell’Arneis ha portato nuova attenzione anche sul Roero, territorio spesso in ombra rispetto alla fama delle Langhe. Situato tra il fiume Tanaro e le colline dell’astigiano, il Roero si distingue per una notevole varietà paesaggistica: vigneti, boschi, frutteti e le celebri Rocche, spettacolari canyon naturali che attraversano la regione. Qui la viticoltura ha origini antichissime, risalenti fino all’epoca preromana.

A fare da punto di riferimento per la valorizzazione dei vini locali c’è anche l’Enoteca Regionale del Roero, con sede a Canale. L’associazione riunisce oltre 60 aziende vitivinicole del territorio e promuove numerose iniziative per far conoscere le eccellenze roerine, Arneis in primis.

Una vendemmia difficile, un risultato sorprendente: l’Arneis 2024 si racconta

Tra le iniziative proposte, la degustazione della nuova annata del Roero Arneis 2024, in collaborazione con l’associazione Go Wine. La serata si è svolta a Castagnito, presso il ristorante dello chef Marc Lanteri, francese di nascita ma piemontese d’adozione, già premiato con la stella Michelin. Lanteri ha ideato un menù pensato per accompagnare le 25 etichette selezionate dalle cantine dell’Enoteca, tutte degustate alla cieca.

Ad aprire l’incontro sono stati Marco Perosino, presidente dell’Enoteca, e Massimo Corrado, presidente di Go Wine, alla presenza del sindaco di Castagnito, Giulio Cortese.

Tra i vini assaggiati, 3 hanno particolarmente colpito chi scrive, per armonia ed espressività:

  • Roero Arneis 2024 – Cascina Lanzarotti (Monteu Roero)
  • Roero Arneis Michel 2024 – Crota Cichin (Santo Stefano Roero)
  • Roero Arneis 2024 – Careglio (Baldissero)

La degustazione ha confermato il potenziale dell’annata: Arneis eleganti, freschi e ben equilibrati, dai riflessi giallo paglierino e dorati, con note floreali e fruttate che riflettono appieno il terroir del Roero.

Un dato particolarmente rilevante, considerando che la vendemmia 2024 non è stata tra le più semplici. Dopo due anni di siccità, la stagione è stata segnata da piogge frequenti e temperature contenute, che hanno rallentato la maturazione delle uve e favorito la diffusione di malattie fungine come peronospora e oidio. Nonostante le difficoltà, i produttori hanno lavorato con grande attenzione, riuscendo a portare in cantina uve di ottima qualità, anche se in quantità ridotte.

Una prova di carattere e identità per un vino che continua a raccontare il Roero nel calice, anno dopo anno.

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