Una reinterpretazione della tradizione partenopea che gioca sull’illusione, proprio come accade con gli spaghetti alle vongole fujute. Chef Ciro di Maio, con la sua creatività, ha dato vita alla “Margherita Fojuta“, una pizza in cui tutti gli ingredienti classici della Margherita vengono incorporati direttamente nell’impasto, ispirandosi alla celebre battuta di Totò.
La cucina napoletana ha spesso trasformato la necessità in virtù. Un esempio iconico sono gli spaghetti alle vongole fujute, piatto reso celebre da Eduardo De Filippo nel 1947. Secondo la tradizione, l’attore e drammaturgo, trovandosi senza ingredienti dopo uno spettacolo, improvvisò un piatto con aglio, peperoncino e pomodorini, sostituendo il sapore del mare con una generosa dose di prezzemolo. Da quel momento, questa specialità entrò nella cultura gastronomica partenopea, con numerose varianti.
Seguendo questo spirito, Ciro di Maio, pizzaiolo napoletano alla guida del ristorante San Ciro di Brescia, ha creato la “Margherita Fojuta“. L’idea nasce dalla volontà di rielaborare la classica pizza Margherita in modo originale: gli ingredienti fondamentali – farina, sale, olio, lievito, basilico, pomodoro e persino la mozzarella con la sua acqua – vengono amalgamati nell’impasto, risultando presenti ma invisibili. Un gioco gastronomico che rispetta il sapore della tradizione e allo stesso tempo esalta il concetto di sostenibilità, evitando sprechi.
“Totò diceva sempre che a Milano la nebbia c’è, ma non si vede, e adesso nasce in Lombardia anche la Margherita che c’è, ma non si vede“, racconta lo chef. Da sempre attivo nel sociale, ha insegnato l’arte della pizza ai detenuti del carcere di Brescia e porta l’acqua avanzata dai tavoli del suo ristorante al canile locale. Recentemente, ha partecipato a iniziative benefiche a Napoli, come un convegno nelle scuole dei quartieri periferici, culminato con una maxi pizzeria all’aperto in cui sono state sfornate cinquecento pizze per tutti.
Oltre all’aspetto culinario, la “Margherita Fojuta” si collega al cinema e alla cultura popolare. Il riferimento alla battuta di Totò nel film “Totò, Peppino e la… malafemmina” del 1956, diretto da Camillo Mastrocinque, aggiunge un ulteriore strato di significato alla creazione dello chef.
Ma non è solo una questione di gusto e cultura. Studi recenti hanno dimostrato che la pizza Margherita ha effetti positivi sull’umore grazie alla presenza del triptofano, un amminoacido essenziale contenuto nella mozzarella e nell’impasto, precursore della serotonina, nota come “ormone della felicità”. Inoltre, il pomodoro è ricco di licopene, un potente antiossidante, mentre il basilico possiede proprietà benefiche per la digestione e il benessere generale.
“Se preparata con ingredienti di prima qualità e con olio extravergine di oliva, la pizza può apportare benefici alla salute“, spiega Ciro di Maio. “I suoi elementi contengono antiossidanti come selenio, vitamina C, carotenoidi, vitamina E, polifenoli e bioflavonoidi“.
Chi volesse provare questa innovativa interpretazione della Margherita può trovarla da San Ciro a Brescia, in via Sorbanella, nei pressi del multisala Oz.