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ATP Finals 2025 Torino: i Ristoranti da provare tra un match e l’altro

Dal 9 al 16 novembre, con le Nitto ATP Finals 2025, Torino torna sotto i riflettori internazionali. La città accoglie i grandi del tennis ma, accanto allo sport, propone anche un percorso gastronomico che racconta il meglio della sua ristorazione: cucina vegetale d’autore, contaminazioni internazionali, pizzeria d’alta scuola, fine dining cittadino e una fuga fuori provincia per chi vuole allungare l’esperienza oltre il campo.
In questo quadro trovano posto alcuni indirizzi che, per stile e identità, dialogano bene con una settimana fatta di pubblico internazionale e ospiti in arrivo da tutto il mondo. Di seguito i locali protagonisti del primo itinerario.


Soul Kitchen

Chef Luca Andrè

Nel centro di Torino, a due passi dai Giardini Reali, Soul Kitchen è dal 2013 il laboratorio gastronomico di Luca Andrè. Lo chef ha scelto di lavorare solo con ingredienti vegetali, ma senza impostare la cucina come rinuncia: i piatti nascono da un’idea di gusto pieno, colori forti e consistenze studiate. L’obiettivo è mostrare che una proposta plant-based può essere tecnica, contemporanea e molto piemontese nell’impostazione.
Andrè costruisce i menù ragionando su stagionalità e prodotti locali, ma li porta su piani diversi grazie a fermentazioni, affumicature, contrasti acido-dolce e presentazioni curate. Non a caso, tra gli ospiti passati qui c’è stato anche Novak Đoković, che ha scelto una sequenza di piatti giocata su porro e tartufo, su cotture vegetali lunghe e su interpretazioni come la “carbonade” realizzata con tempeh di ceci, birra e spezie, in cui la memoria del piatto rimane, ma cambia la materia.


Azotea

Chef Alexander Robles

A metà tra Piazza Vittorio e la Gran Madre, Azotea è l’indirizzo torinese di Matteo Fornaro e Noemi Dell’Agnello, nato per portare in città il mondo nikkei interpretato dallo chef Alexander Robles. Qui la cucina peruviana e quella giapponese non vengono messe una accanto all’altra, ma rilette insieme: materie prime freschissime, marinature, salse sapide e lavorazioni puntuali che esaltano acidità e speziature.
Il locale ha un respiro internazionale e un forte legame con lo sport: il tennista rumeno Horia Tecău, dopo aver disputato le ATP a Torino nel 2021, ha scelto proprio Azotea per festeggiare il ritiro. È il segno di una cucina pensata per ospiti che viaggiano, che cercano piatti leggibili ma non scontati, e che qui trovano una proposta chiara, riconoscibile, costruita su contaminazioni coerenti.


Opera – Ingegno e Creatività

Chef Stefano Sforza

In via Sant’Antonio da Padova 3, dentro un contesto storico dal fascino sobrio, Opera guidato dallo chef Stefano Sforza propone una cucina che parte dal territorio e lo rielabora con misura. Le verdure dell’orto della famiglia Cometto, i prodotti dei mercati cittadini e le materie prime selezionate diventano la base di menù in cui la tecnica è ben visibile ma mai ostentata.
Oltre alla carta, il ristorante offre due percorsi: uno che racconta l’identità del locale attraverso piatti di impostazione classica con aperture verso l’Oriente, e uno vegetariano, costruito ogni stagione su una specifica famiglia di ingredienti. In questo modo il vegetale non è un’alternativa, ma una linea di ricerca che permette di lavorare su sapori, consistenze e cotture con la stessa dignità del pesce o della carne.


Ristorante Guarini

Chef Luca Varone

Durante le Nitto ATP Finals 2025, chi arriva a Torino e vuole scoprire il lato più autentico della città trova al Ristorante Guarini un punto di riferimento solido. A due passi da via Lagrange, in pieno centro, il locale propone un percorso dedicato alla cucina piemontese nella sua versione più riconoscibile, costruito con precisione e rispetto delle origini.

Lo chef Luca Varone affianca alla sua linea più creativa, Sotto la Cupola, un menu interamente territoriale, pensato per chi visita Torino e desidera un approccio diretto alla tradizione. Quello che un tempo veniva chiamato “menu turistico” viene qui ripensato con rigore tecnico e gusto contemporaneo, restituendo l’essenza della cucina subalpina senza nostalgie né eccessi.

Il percorso inizia con il vitello tonnato, preparato secondo la ricetta classica, per poi proseguire con i tajarin fatti in casa al ragù di faraona, un piatto che riassume la convivialità domestica piemontese. La guancia di manzo brasata al vermouth introduce la componente torinese del menu, con un richiamo al prodotto che ha reso celebre la città anche fuori dai confini regionali. Si chiude con il bonet Guarini, a base di amaretti e cioccolato, impreziosito da una cialda che riprende nella forma la cupola di Guarino Guarini, omaggio all’architetto che ha lasciato il segno più riconoscibile nel profilo della città.

Il menu degustazione piemontese è disponibile a 44 euro a persona (bevande e coperto esclusi). Un percorso che restituisce, in chiave precisa e sobria, il gusto della tradizione e l’eleganza di un ristorante che parla ai torinesi e ai visitatori internazionali con la stessa misura.


Sestogusto

Lievitista Massimiliano Prete

La tappa “farina e lievito” di questo percorso è Sestogusto, la casa torinese di Massimiliano Prete. Qui la pizza è affrontata come un progetto di ricerca: cinque impasti distinti (Pizz’Otto, Fa Croc®, Pizza Croccante, Pizza Classica e La Pala) nati da anni di studio sulle fermentazioni, sui mix di farine e sul grado di idratazione.
La particolarità è l’utilizzo del grano evolutivo coltivato tra Saluzzo e Savigliano, un patrimonio di varietà che rende l’impasto più complesso e caratterizzato. Il risultato è una pizza leggera ma strutturata, con topping pensati come veri piatti. Non è un caso che Sestogusto sia entrata tra le migliori pizzerie al mondo secondo 50 Top Pizza World: è un indirizzo che parla tanto al pubblico torinese quanto a chi arriva in città per un grande evento sportivo e cerca un’esperienza diversa dalla solita pizzeria.

Sestogusto
Sestogusto

Una fuga nelle Langhe: La Rei Natura

2 Stelle Michelin – Serralunga d’Alba (CN) – Chef Michelangelo Mammoliti

Per chi vuole allontanarsi per qualche ora dal ritmo della città, a Serralunga d’Alba c’è La Rei Natura, guidata da Michelangelo Mammoliti. La cucina è fondata su un rapporto diretto con il territorio: orto, serra, erbe e specie vegetali vengono coltivati e usati in modo sistematico, diventando la base di piatti che raccontano natura, memoria e viaggio.
Mammoliti lavora su profumi e colori, su una costruzione del gusto che parte dall’elemento vegetale e lo porta verso composizioni molto personali. Il percorso MAD 100% Natura® sintetizza questa impostazione: una cucina che osserva il territorio ma non si chiude in esso, e che per un ospite arrivato a Torino per le ATP rappresenta un’estensione ideale del viaggio, tra colline UNESCO e alta gastronomia.

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