Che siano crostoli, galani, gale, gali o lattughe, bugie, cenci, croggetti, sfrappole, chiacchiere, cunchielli, gasse, sprelle, cioffe, intrigoni, o maraviglias… sono sempre gustose.
Esiste un dolce che accomuna tutte le regioni durante il Carnevale: sono le chiacchiere, le golose strisce sottili, spesso dai bordi seghettati e lavorate a formare un nodo, a base di farina e uova e fritte nell’olio bollente o cotte al forno. Nella loro semplicità, la bionda croccantezza della friabile pasta unita alla leggerezza dello zucchero a velo non possono non regalare un vero momento di esaltazione del gusto.
Un dolce che si tramanda da secoli forse anche grazie alla sua ricetta facile e per niente dispendiosa. Considerato da sempre un dolce povero per i pochi ingredienti utilizzati, si è cercato col tempo di arricchirlo con le varie rivisitazioni apportate alla ricetta di base. La base è un impasto di farina, burro, zucchero, uova e una componente alcolica, come l’acquavite, il marsala, la sambuca, il vinsanto, il brandy, la grappa, o altro distillato e liquore. Successivamente l’impasto viene tagliato a strisce, talvolta manipolate poi a formare un nodo (in alcune zone prendono infatti il nome di fiocchetti). Possono essere ricoperte da miele, cacao, o anche annaffiate da alchermes (liquore italiano utilizzato soprattutto per la bagna dei dolci, dal colore rosso è considerato elisir di lunga vita) o servite accompagnate da cioccolato fondente (in origine sanguinaccio perché veniva aromatizzato con il sangue fresco del maiale che gli conferiva quel retrogusto un po’ acidulo).
Ormai sono tante le ricette che si trovano in giro sulle bugie, c’è chi le fa a forma di nodini o fiocchetti o chi addirittura ha deciso di farle ripiene, come se fosse un fagottino che al suo interno custodisce qualcosa di prezioso. Rispetto a tanti altri dolci, le chiacchiere si mantengono per settimane se conservate in un luogo fresco e asciutto, ovviamente chiuse bene in un contenitore o in un sacchetto.
Sembra che si possa far risalire la loro origine ai frictilia di epoca romana, dei dolcetti di farina e uova fritti nel grasso di maiale che venivano distribuiti in giro per le strade in occasione dei saturnali, la festa popolare e goliardica dedicata al dio Saturno. Da allora, la ricetta dei frictilia si sarebbe tramandata fino ai giorni nostri in tantissime varianti diverse: fritte o al forno, con o senza strutto, spolverate di zucchero a velo oppure ricoperte di cioccolato, le chiacchiere si differenziano di regione in regione non solo per il metodo di preparazione ma anche per il loro nome. Apicio, uno dei più raffinati buongustai dei tempi antichi, descrive così la preparazione delle chiacchiere nel suo “De re coquinaria“: “Frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele“.
Nomi delle chiacchiere di Carnevale per regione:
Nord Italia:
- Piemonte: Bugie, Risòle, Gale
- Valle d’Aosta: Merveilles
- Lombardia: Chiacchiere, Frappe
- Liguria: Bugie
- Veneto: Galani, Crostoli
- Trentino-Alto Adige: Grostoi
- Friuli-Venezia Giulia: Crostoli, Hróštelce, Fláncati
- Emilia-Romagna: Sfrappole, Intrigoni
Centro Italia:
- Toscana: Cenci, Frappoline
- Umbria: Chiacchiere, Frappe
- Marche: Sfrappe
- Lazio: Frappe
- Abruzzo: Cioffe
Sud Italia:
- Molise: Cunchielli, Sprelle
- Puglia: Chiacchiere, Frappe, Lattughe
- Campania: Chiacchiere, Ciambelline, Sanguinaccio, Migliaccio
- Basilicata: Chiacchiere, Intrigoni
- Calabria: Guanti
- Sicilia: Chiacchiere, Maraviglias
- Sardegna: Maraviglias, Frixeddas
Note:
I nomi possono variare anche all’interno della stessa regione.
In alcune zone si usano nomi dialettali.
Alcune varianti regionali hanno caratteristiche diverse (forma, consistenza, ingredienti).
Esistono anche nomi generici per le chiacchiere di Carnevale, come:
- Frappe
- Chiacchiere
- Bugie
- Crostoli
- Sfrappole