Il 26 maggio 2025 i soci dell’Associazione Cuochi della Mole hanno fatto tappa a Santo Stefano Belbo, ospiti del gruppo Capetta, per una giornata dedicata al vino piemontese.
Fondata nel 1953 da Francesco Capetta, l’azienda è cresciuta fino a diventare un gruppo articolato che oggi comprende tre marchi: Capetta, legato alla linea storica; Balbi Soprani, pensato per la ristorazione; e Duchessa Lia, focalizzato sulle denominazioni di pregio.
La visita è iniziata con un percorso tecnico all’interno degli stabilimenti. Vasche in acciaio, autoclavi per gli spumanti e sistemi automatizzati hanno mostrato un’organizzazione efficiente e all’avanguardia. Per i vini rossi l’acciaio viene utilizzato per preservare freschezza e fragranza, mentre parte della produzione prosegue l’affinamento in botti grandi e barrique, così da aggiungere struttura e complessità.
A poca distanza, una seconda sede è dedicata esclusivamente agli spumanti: spazi silenziosi, progettati per seguire passo dopo passo l’evoluzione delle bollicine, con un ritmo diverso rispetto alla vivacità della prima linea produttiva.
Dopo la parte tecnica è arrivato il momento della degustazione guidata e del pranzo. Nei calici si sono alternati spumanti, bianchi, rossi e vini dolci. Il Moscato ha sorpreso per la sua immediatezza aromatica; gli spumanti hanno convinto per equilibrio e finezza del perlage; i rossi hanno mostrato la varietà di interpretazioni possibili: dalla Barbera al Dolcetto, fino al Nebbiolo. Ogni vino è stato presentato in relazione al vitigno, al territorio e alle scelte di cantina.
In tavola non sono mancati i prodotti tipici piemontesi: salumi, formaggi, frittate di verdure di stagione, carne cruda, grissini e dolci. Durante il pranzo hanno preso la parola Laura Capra, sindaca di Santo Stefano Belbo, e Francesco Gallo, presidente dei Cuochi della Mole. La sindaca ha ricordato “il legame tra il comune e le aziende che animano il territorio, sottolineando il ruolo sociale e culturale del vino“. Il presidente ha invece ringraziato i padroni di casa per l’accoglienza, rimarcando “quanto sia importante per i cuochi conoscere da vicino i produttori, per portare poi a tavola non solo vini, ma anche storie“.
La giornata si è conclusa con un percorso sulle tracce di Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo. Ma quella è un’altra storia da raccontare.




















